Cinquantaquattro giorni, cinque Paesi attraversati, 1.500 chilometri percorsi solo con sci, bici e gambe allenate alla corsa in montagna, 79 passi montani superati e 47 ghiacciai attraversati. Ma Alpine Quest non è solo una titanica impresa sportiva. È un messaggio inciso nella roccia, nella neve e nel vento: un inno alla perseveranza e al coraggio tutto al femminile, alla bellezza fragile delle Alpi e alla forza delle tecnologie leggere ma intelligenti che hanno permesso di raccontarla senza filtri.

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Protagoniste di questo viaggio estremo sono state l’austriaca Loubna Freih, campionessa mondiale di Ironman (la variante più dura del triathlon: nuoto, ciclismo e corsa), e Mélanie Corthay, guida alpina svizzera, affiancate da altre tredici donne tra scienziate e atlete. Insieme hanno dato vita a un racconto collettivo dove la fatica fisica incontra la coscienza ambientale. E in cui i segni tangibili del cambiamento climatico sono diventati visibili e condivisibili grazie alla precisione dei dispositivi DJI.

A raccogliere e trasformare Alpine Quest in immagini è stata la regista francese Aurélie Gonin, specializzata in sport di montagna. Senza troupe al seguito, ha scelto di affidarsi a strumenti che fossero al tempo stesso discreti, potenti e agili. «Girare in condizioni così difficili e remote significava portare con sé tutta l’attrezzatura di sicurezza essenziale, oltre all’equipaggiamento per le riprese», racconta Gonin. La sua soluzione? Un equipaggiamento tecnico centrato su DJI Osmo Action 5 Pro e il drone DJI Flip.

Il video ufficiale di Alpine Quest

Osmo Action 5 Pro: la forza della leggerezza

Compatta, intuitiva e pronta all’uso in ogni condizione, la action camera DJI Osmo Action 5 Pro è stata la vedetta vigile delle atlete durante i momenti più critici dell’avventura. La sua versatilità ha permesso a Freih e Corthay di documentare in prima persona situazioni in cui la presenza della regista era impossibile. «Quando fai questi lunghi viaggi sugli sci, sei in completa autonomia… Lo zaino è già molto pesante, quindi ho dovuto scegliere una fotocamera per loro che fosse molto leggera, compatta e di buona qualità», spiega Gonin.
Lontano dai comfort e vicino al rischio, ogni dettaglio è stato catturato con definizione, trasformando il gesto atletico in una narrazione partecipata. «Avere una tecnologia leggera e affidabile come quella di DJI mi ha permesso di rimanere agile e di concentrarmi completamente sul racconto della loro storia».

DJI Osmo Action 5 Pro Standard Combo
DJI Flip (radiocomando DJI RC 2)
DJI Flip Fly More Combo (radiocomando DJI RC 2)

Dall’alto delle vette: il drone DJI Flip

Ma è stato il DJI Flip a dare la misura del paesaggio e della sfida. Le riprese aeree realizzate con questo drone ultracompatto hanno restituito allo spettatore la scala immensa dell’ambiente attraversato, svelando «le riprese più epiche del film». Nonostante le dimensioni ridotte, il Flip ha saputo affrontare variazioni di pressione, venti improvvisi, temperature estreme e neve battente, operando con efficacia in condizioni ambientali piuttosto ostili.
Questo piccolo drone ha fornito la necessaria discrezione in un ecosistema alpino delicato e popolato da specie rare. La tecnologia ha quindi camminato (e volato) in punta di piedi, nel rispetto del silenzio delle cime.

I suoni raccontano: DJI Mic Mini

Ogni parola e perfino ogni sussurro, in una situazione straordinaria come quella di cui vi parliamo, contavano. Per questo Gonin ha scelto i DJI Mic Mini, microfoni minuscoli ma potenti, capaci di restituire audio professionale anche in situazioni difficili. Fondamentali per registrare le spiegazioni scientifiche delle due ricercatrici al seguito, hanno dato voce alle formazioni glaciali osservate lungo il cammino.
Il sistema base è composto da un ricevitore (DMMR01) e un trasmettitore (DMMT01). I due dispositivi sfruttano la tecnologia Bluetooth 5.3 per comunicare (frequenza operativa: 2,400‒2,4835 GHz). La durata operativa, con una singola ricarica, è di circa 11 ore.

DJI Mic Mini (1 TX + 1 RX)
L’itinerario attraverso cui si è compiuta l’impresa Alpine Quest con DJI Osmo Action 5 Pro e il drone DJI Flip

Alpine Quest: un monito a tutti noi

Il materiale raccolto durante il percorso di Alpine Quest si trasformerà presto in un documentario che promette di intrecciare narrazione, scienza e poesia visiva. Racconterà non solo «la crudezza e la bellezza dell’avventura» ma anche «le silenziose trasformazioni delle montagne europee». Un progetto che mostra come la tecnologia non debba essere invasiva per essere potente: può diventare uno strumento di ascolto, una lente puntata su ciò che rischia di scomparire.
«Alpine Quest è più di un viaggio: è un invito a riconnettersi con la natura selvaggia», conclude Aurélie Gonin. «Ci ricorda che la tecnologia e l’innovazione, se messe al servizio delle storie umane, possono amplificare questi messaggi e ispirare oltre i confini».
La storia di questa spedizione, documentata grazie agli strumenti DJI, rappresenta un esempio concreto di come l’innovazione tecnologica, se ben direzionata, possa servire insieme la narrativa, lo sport e la scienza. Perché oggi più che mai, raccontare bene significa anche scegliere gli strumenti giusti.

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